Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 5 novembre 2009 La nona edizione del Dreier Landtag ha visto l’avvio del Gruppo europeo cooperazione territoriale che segue di alcuni giorni la firma, a Innsbruck, di un importante protocollo tra i tre governi regionali. Dunque Giovanni Kessler e Lorenzo Dellai, su piani diversi ma convergenti, hanno posto le basi affinché la collaborazione all’interno del Tirolo storico avvenga finalmente su solidi impegni e non più solo sulle cosiddette «buone intenzioni». In occasioni come queste ripenso ai miei nonni. Erano, come ho desunto dai documenti di sbarco nel porto di New York quando i nostri poveri avi emigravano en Merica, cittadini austriaci di popolo italiano. Erano «trentini»: meticci (termine un po’ forzato), un misto di lingue, tradizioni, stili di vita unico, evoluto nel corso dei secoli e forgiato dalla durezza del territorio montano ad affrontare con umiltà ed unità le fatiche della vita. Ho premesso questa nota di carattere personale perché ritengo il «ritorno al Tirolo» un passaggio di grande importanza per il futuro del Trentino. Tutto ciò a pochi mesi dal riconoscimento delle Dolomiti quale Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Affianco questi eventi poiché presentano alcune similitudini, ma anche perché ritengo doveroso sollevare alcune perplessità. Non per pessimismo, quanto piuttosto perché credo che alle parole debbano seguire, quanto prima, i fatti. Negli ultimi anni, infatti, non ho visto esplodere la collaborazione tra le popolazioni, le istituzioni e le aziende delle tre regioni. Nel frattempo, i pochi treni che collegavano Innsbruck con Trento sono diventati ancor più rari. Dimostrazione tangibile che non c’è gente che viaggia perché non ci sono collaborazioni, scambi, rapporti di varia natura. L’apertura, però, non ci può che giovare. Quando si aprono all’esterno i trentini esprimono il meglio di sè. Quando invece si guardano l’ombelico e pensano, maldestramente, di essere i primi della classe, danno il peggio. Un secondo pensiero riguarda un mio timore sul nostro «destino tirolese». La «sbornia collettiva» per Andreas Hofer forse finirà con la fine dell’anno in corso. È stato senz’altro utile cercare di ricostruire una parte della nostra storia. Ma sinceramente io non mi vedo con le «braghe de coram». Mi sento, come i miei nonni, un meticcio: un po’ italiano, un po’ tedesco, tanto europeo e moltissimo montanaro. Io sono, in una parola, «trentino». Noi trentini dobbiamo avere una visione che vada ben aldilà del Tirolo storico. Credo che il Tirolo - come su un altro piano le Dolomiti - debba essere solo una tappa di un percorso più ambizioso, che possa portare prima o poi, da un lato al riconoscimento delle Alpi come «regione autonoma» d’Europa, dall’altro dell’intera catena montuosa, da Grenoble a Vienna, come Patrimonio dell’Umanità. Sono le Alpi unite, secondo me, il nostro vero destino finale! Paul Guichonnet nell’opera «Storia e civiltà delle Alpi», scrive che «le Alpiaperte, terra di grandezza e di fatica, riunendo fra loro tradizione e rinnovamento, saranno anche la terra di una libertà riconquistata, nella fiducia in un destino originale». Un altro studioso delle Alpi, Werner Baetzing, scrive nel suo lavoro «Le Alpi: una regione unica al centro dell’Europa» che le nostre montagne possono diventare - con l’acqua e le biomasse, con la natura e la cultura - il «battistrada» per l’intero continente. Le popolazioni delle Alpi sono oggi la vera «minoranza d’Europa»; una minoranza non etnica, storica o nazionale, ma una minoranza ambientale, multiculturale e multi linguistica. Un tesoro di diversità che può diventare il riferimento per le politiche del futuro e fare delle Alpi, come proposto dalla Cipra, la prima regione con uno sviluppo rispettoso del futuro e del clima. Oggi ci sono gli strumenti, anche politici: la Convenzione delle Alpi, tristemente inattuata in Italia, con i suoi protocolli e le dichiarazioni ci indica la strada. Per questo ho presentato una mozione affinché entro il 27 marzo 2010, cioè entro il decimo anniversario dall’entrata in vigore della legge del suo recepimento, il Trentino introduca i suoi obiettivi nel proprio ordinamento e nei propri strumenti di programmazione. Questa sì che sarebbe una vera «politica per la montagna». Roberto Bombarda |
ROBERTO
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